domenica, dicembre 11, 2005

Ristorante giapponese Miyako

Ormai Milano è letteralmente invasa dalla moda del japo-style, che se in un primo momento poteva essere considerato un buon punto di partenza per insegnarci a conoscere un mondo diverso e tanto lontano dal nostro sotto moltissimi aspetti, soprattutto riguardo al come relazionarsi nei piccoli gesti del quotidiano, ora invece sta sfiorando la curva della discesa, un po’ come era successo con il boom cinese degli anni ’80.
Trovare un buon ristorante giapponese inizia seriamente a creare qualche problema, prima di tutto perché non c’è la certezza che i gestori siano giapponese reali, o cinesi che si sono reinventati un’attività più proficua, con tutti i pro e i contro del caso.
Un paio di giorni fa ho dato una lettura alle schede dei ristoranti presenti su GiapponeMania, e cercandone uno che non fosse in una zona troppo periferica, ho scovato questo Miyako, aperto in via S. Gregorio, una traversa di C.so Buenos Aires, tra Lima e P.ta Venezia, comodo da raggiungere e con anche possibilità di parcheggio cosa che per la zona in cui si trova non è assolutamente da sottovalutare.
L’ingresso piccolo e quasi tetro, dato dalle pareti divisorie di carta di riso e legno nero, conduce alla prima saletta nella quale i coperti totali saranno stati più o meno 20.
Tutti i tavoli rispecchiano lo stile minimale giapponese, neri, essenziale anche l’apparecchiatura, che sinceramente non mi piaceva: una tovaglietta trapezoidale dai bordi rossi, tovagliolo blu e bacchette appoggiate all’estremità inferiore facili da urtare appena ci siede. Ogni tavolo ha una lampada di carta di riso che pende in stile: “spada di damocle”, anche se l’idea non è male così l’atmosfera si mantiene pacata e la luminosità soffusa ma che consente di vedere bene che cosa venga servito nei piatti!
L’accesso alla seconda saletta, più spaziosa e dotata dei “tatami” è nascosto dietro ad una parete .
Il servizio è solerte e cordiale, il responsabile parla un italiano perfetto, tanto che al momento della prenotazione ho avuto la sensazione che fosse italiano.
Il menù è bruttino da vedersi, soliti fogli stampati e chiusi nelle plastiche con delle foto che dovrebbero rendere l’idea delle pietanze, sgranatissime e poco a fuoco…meglio non ci fossero state, comunque la proposta dei menù degustazione era articolata in modo da soddisfare un po’ tutte le richieste, dal semplice “sushi-sashimi misto” al più vario che comprendeva anche zuppa di miso, e tempura, per un costo minimo di 21 euro e max di 30 euro; seguiva poi tutta la scelta “alla carta”, dagli antipasti numerosi, ai dolci altrettanto vari. Poco incisivi secondo me i primi, perché non figurava nulla di particolare, un solo tipo di soba, un solo tipo di riso, un solo tipo di tempura, pochi, troppo pochi.
La nostra cena è stata semplice:
1 Sushi Misto
1 Sashimi Misto
1 Maguro maki
1 Gelato al riso
1 mix di gelatina al thé verde e azuki
2 thé verde
Il colore vivo e sgargiante del pesce faceva presagire la sua auspicata freschezza: i filettino adagiati su un letto di daikon erano molto gustosi e delicati; i Nighiri si sgretolavano un po’ facilmente infatti era difficile intingerli nella salsa di soya senza lascire la scia di chicchi di riso, però buoni anche quelli.
Nei dolci, figuravano il gelato classico al riso, o thé verde, e il più particolare al sake, che Ste avrebbe voluto assaggiare, ma che invece era terminato; io non avevo ancora assaggiato la gelatina al thé verde che mi è piaciuta molto, sapore delicato ma non blando, la consistenza era simpatica perché alla vista e al taglio era compatta, ma appena assaggiata si scioglieva in bocca lasciando una buona sensazione di seta sulla lingua, non estremamente dolce da risultare stucchevole così come la gelatina di azuki nella quale c’erano tracce dei fagioli non perfettamente passati, ma non stonavano.
Entrambe assaggiate con un cucchiaino di gelato di riso erano ancora più buone.
Il mio cuore resta ancora fedele al Kokoro, anche se mi piace provare qualche altro locale, non tanto per fare per forza un paragone quanto piuttosto per ampliare le mie conoscenze e vedere l’offerta.
Purtroppo qui non riscontrato una vena creativa degna di particolare nota, certo abbiamo mangiato bene, la qualità era buona però sono rimasta un po’ delusa dal fatto che nemmeno il personale di sala fosse davvero a conoscenza di quello che veniva servito, perché prima di scegliere cosa ordinare, soprattutto nei dolci ho chiesto dove fossero presenti tracce di farina, e la cameriera per quanto gentile era in evidente difficoltà.
Il mio personale voto è un 6 per sushi/sashimi; 6 per i dolci; 5- per il menù in generale;
Conto totale non distante dal Kokoro…meglio il Kokoro!
Hugs,kisses&cookies

1 commento:

perec ha detto...

la prima volta che devo fare qualcosa a milano, ne proviamo uno insieme. adoro il giappo, ma nessuno dei miei amici condivide... la cena dev'essere stata un successone, i pietti mi sembrano fantastici. sei una cuochetta mica da ridere, gaietta! come sta sky?