venerdì, dicembre 02, 2005

Londra: cinque giorni di passione!

La sveglia venerdì mattina ha trillato alle 6.00, quando fuori il gelo e il buio della notte erano ancora i protagonisti assoluti.
Il nostro volo sarebbe partito alle 10.30, ma come sempre quando si viaggia low-cost è bene essere al check-in con le consuete due ore di anticipo, preventivando almeno 40 min. per raggiungere l’aeroporto di Orio al Serio abbiamo spaccato il secondo.
Imbarcati i bagagli, ci siamo incamminate verso il bar per il secondo caffè, così per ammazzare quell’ora e mezza che ci restava e anche nella speranza di uscire dal torpore dovuto un po’ al sonno e un po’ al freddo, personalmente più al sonno perché intanto che la mamma era alla cassa io sono caduta in uno stato di trance mistica fissando il vuoto davanti a me in piedi accanto al banco, tanto che un signore tedesco dopo 5 minuti abbondanti mi ha fatto un cenno con la mano per destarmi, mi ha guardata e con le mani unite appoggiate al viso mi ha chiesto se stavo dormendo….l’ho guardato e gli ho risposto sempre gesticolando che aveva ragione! Peccato che io avessi davanti la tazzina del caffè e lui una pinta di birra: erano le 9.00 am…
Non che a Orio ci sia poi molto da fare, così dopo il solito giro in edicola, siamo andate direttamente al gate, in attesa. Una volta sull’aereo ci siamo scelte i nostri posticini comodi e ci siamo tuffate nella rispettiva lettura;
Dopo un’oretta circa, avendo ormai sfogliato due volte “Io Donna”, ho visto che nelle file avanti c’era un po’ di movimento: erano dei ragazzi che stavano cercando di sistemare la chitarra e il basso; quando uno di loro si è alzato hanno iniziato a chiacchierare del locale in cui avrebbero suonato, così ho chiesto loro se erano un gruppo, che cosa suonavano…un po’ di conversazione!
La rock-band si chiama RDB, sono in 5 tutti di milano e dintorni.
Lo scorso anno hanno suonato tutto inverno alle Scimmie e hanno fatto qualche serata anche alla Blues House, due bei palcoscenici, e lo scorso weekend avrebbero suonato in un paio di pub a Londra.
Sono tutti molto alla mano, direi che come età non superano i 30 e a prima vista rispecchiano i classici canoni dei rockettari, jeans maglietta capelli lunghi neri raccolti in una coda! Parlando è emerso che uno di loro è di Sesto, così ho colto l’occasione per proporre loro un’intervista volante per il giornale…ora devo parlare con il mio caporedattore per chiedere l’ok e se poi loro fossero ancora interessati sarebbe bellissimo! Cross your fingers!
Atterrare a Stanstead è altrettanto comodo che non a Heatrow o Gatwick, perchè I treni che portano in centro città sono numerosi e anche frequenti, oltretutto si viaggia velocemente senza perdere troppo tempo…tempo che invece ci hanno rubato una volta in albergo perchè la nostra stanza non era mai pronta.
Dopo due ore di attesa e molta pressione finalmente ci hanno lasciato accomodare in camera, dicendoci che si scusavano infinitamente per l’attesa e che per questo motivo ci avevano anche fatto un upgrade, quindi una stanza più comoda e grande.
Avremmo potuto abbandonare i bagagli alla consiérge e incamminarci per le strade della città, ma entrambe eravamo un po’ affamate e non avremmo immaginato di dover attendere così tanto.
Accoccolate sulle poltroncine della sala da thè dell’albergo ci siamo deliziate con un “Vegetable stir-fry and basmati rice” per me e un “ Crab noodle salad” per la mamma, il tutto accompagnato con un luuuuuungo sorso di caffè e i concerti per liuto di Vivaldi in sottofondo.
La saletta era composta di una prima stanza con un divano quasi sfondato e un paio di tavolini come il nostro accostati alla parete, di fronte all’ingresso due gradini lasciavano spazio ad un piccolo palco rialzato sul quale c’erano altri divani da due posti, ognuno con un piccolo tavolinetto davanti già pronto per il rituale del thè pomeridiano; al fondo della parete un camino scintillava e riscaldava l’ambiente, le finestre filtravano i raggi del sole che stava già iniziando il suo tramonto; il rumore del traffico era parato dai vetri spessi dai quali però si poteva assistere al brulicante passaggio di cabs, autobus e pedoni sui marciapiedi, per la maggior parte turisti, armati di sciarpa, cappellino e pianta della città. Il calore era ulteriormente dovuto agli addobbi natalizi, due pini infiocchettati ai lati delle finestre, le ghirlande sulla cornice del camino e sui corrimani, qualche altra decorazione qua e là. Tutti ci colori erano sulle tonalità dei verdi e dei rossi, dal muschio intenso per i divani, al porpora delle poltroncine, più chiara la tappezzeria, molto british nello stile per cui righe verticali di due larghezze differenti…luci soffuse ma abbastanza forti da non lasciare che le palpebre si chiudessero, musica in sottofondo delicata che a tratti destava e a tratti cullava, il chiacchierio dei presenti molto sommesso, nessuno che osasse alzare il proprio tono di voce tanto da essere udito anche da altri che non fossero al proprio tavolo; lo sgambettio continuo dei camerieri e del personale che si prodigava in cortesia e gentilezza, ma che nella pratica era carente.
Il relax era sovrano.
Il nostro pranzo è stato soddisfacente, la presentazione dei piatti curata e molto precisa, bello il gioco di contrasti per i noodle della mamma: piccoli vermicelli all’uovo che facevano da nido ad un insalatina tiepida di polpa di granchio,( preciso: polpa di granchio e non surimi), con una citronette di lime,olio di oliva e coriandolo.
Il mio stir-fry altrettanto invitante era un mix di julienne di zucchine, carote, sedano rapa e peperoni saltati velocemente tanto da restare ancora croccanti, bilanciati dalla morbidezza dei funghi shiitake in agrodolce il tutto rinfrescato dalla cupola di basmati al lime e coriandolo, alla quale era stata affiancata una ciotolina di chutney agrumato.
Dal menù la mia scelta per il pranzo non era molto ampia, perché molti piatti prevedevano nella preparazione l’uso di qualche farina o pietanze glutinose, ma questo che sarebbe stato un “accompagnamento” è invece stato investito del ruolo di piatto unico in modo eccellente.
Dopo aver scaldato pancino e mente, dopo le famose due ore di attesa, scaricati i bagagli in camera, cambiate velocemente, ci siamo rigettate nel freddo e godute l’ora del tramonto a spasso per Chelsea.
Hugs,kisses&cookies

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