mercoledì, gennaio 11, 2006

Paneeeeeeeeee!

Questa notte mi sono svegliata di soprassalto perché avevo appena fatto un incubo: avevo mangiato un pezzo di pane lasciato sul tavolo durante la cena! Stavo chiacchierando e giocherellando con quel tozzo senza pensarci l’ho messo in bocca e mangiato.
Questo sfiora la paranoia pura.
Ho passato le feste facendo fioretto, stando attenta a non “contaminare” nulla di quanto avrei mangiato solo io, rifiutando educatamente tutto quello di cui non avevo la certezza di poter mangiare.
Sono esattamente 3 mesi e due settimane che non mi avvicino più né ad un pezzo di formaggio nè ad una pizza vera, l’ultima, (per la quale poi ho passato una notte infernale), l’ho letteralmente divorata al compleanno di Stefano.
Vado a fare la spesa con il mio fedele compagno “Prontuario per celiaci”, sfogliandolo alla ricerca di quello che è consentito e storcendo il naso su quanto non lo sia, e sospirando davanti al banco panetteria.
Facendo due conti, non mi pesa tanto dover dire no a certi alimenti come la pasta, ma pensare al sapore di una pizza impastata a mano e cotta nel forno di casa dal quale si sprigiona quel profumo inconfondibile che crea un’atmosfera di “serata italiana”, e sapere che proprio non si può sgarrare è difficile.
L’altro giorno ero in sala d’attesa dal dottore e leggendo una rivista di Repubblica mi sono imbattuta in un articolo-sfogo di una giornalista che raccontava la sua esperienza di moglie e mamma di celiaci. Lei che si sbatte come una matta per istruire il figlio ad evitare merendine e cibi che possano essergli dannosi, senza farlo sentire diverso dagli altri bambini; saggiamente sottolineava che in un Paese come il nostro fondato sulla dieta mediterranea che prevede un consumo giornaliero, ma calibrato di carboidrati quali pane&pasta è doppiamente difficile fare attenzione.
Anche se leggere iper-attentamente le etichette è un atteggiamento che mi accompagna da tempo ogni qual volta mi capita tra le mani un prodotto confezionato, ora inizia un po’ a pesare perché devo ricordarmi sempre che se leggo “malto” o “amido” ma non c’è una parentesi che mi sveli di che cavolo di amido si tratti devo riporre quel prodotto e cercarne un altro.
Mi ritengo fortunata perché ho almeno le basi per riadattare tante ricette e tante preparazioni, ma detto tra di noi: una torta come si deve è decisamente diversa dalla stessa variata con la farina “consentita”…ha tutto un altro sapore e su questo non ci piove!
Niente glutine e niente latticini…w riso&pesce!!!

Hugs,kisses&cookies

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