Ho preso in prestito dal signor Garcia Marquez l’idea del titolo per questo post perché ripensando alla giornata del 1 maggio mi è tornato alla mente il libro dello scrittore sudamericano, tutto giocato sul “misunderstanding” o “equivoco”, ( come qualcuno potrebbe contestare questo linguaggio misto inglese, vero?…testa!)
H. 15.00 P.za Cadorna. “Ciao!”
“Ciao, è tanto che aspetti?”
“No, sono appena arrivata! Allora dove andiamo?”
“Non so, dai facciamo due passi di là!” ( verso il Parco Sempione, ndr)
“Ok!”
Pomeriggio soleggiato e tiepido, la città è invasa da orde di manifestanti che si diramano in tutte le direzioni: stare ad aspettare davanti alla stazione è un vero spettacolo sembra di stare al circo, ci sono macchine che sfrecciano al semaforo, ragazzi coloratissimi che invadono le vie camminando a gruppi per non disperdersi, famiglie che portano bimbi e cani a pascolare al parco, turisti che si fanno immortalare sotto quella scultura di poco gusto che rappresenta un ago e dei fili colorati, il rumore dei tram che frenano sui binari per lasciar scendere i passeggeri, caricarne di nuovi e proseguire in tondo attraverso Milano, gente che cartina alla mano, occhiali da sole sul naso, zaino in spalla si dirige titubante chiedendo informazioni un po’ qua e un po’ là…si potrebbe passare la giornata così: solo osservando.
Non conoscevo bene i sentieri del Parco Sempione, si snodano in una serpentina che attraversa piccoli prati di un bel verde brillante, quel verde tipico della primavera che è arrivata in tutta la sua esplosione di profumi e colori, aiuole piene di piccole margherite bianche e campetti da gioco invasi da ragazzotti mastodontici che si sfidano a basket dando vita a veri tornei nei quali “o sei dentro, o sei fuori, non c’è storia!” ; )
Ho vaghi ricordi del percorso perché ad un certo punto mi sono ritrovata sui Navigli, camminando camminando, parlando e ridendo come due sere prima; le gambe che andavano avanti da sole, la testa che già era nel pallone più completo, che fantasticava e che si lasciava trasportare da una sensazione di leggerezza così tenera, le mani che per l’emozione erano al limite dell’ibernazione e quegli sguardi così pieni di significato e così speranzosi, ma altrettanto invasi di timidezza da sfociare in sorrisi rubati che tradivano ogni tentativo di disinvoltura. Momento di pausa seduti su una panca a ridere di un’allegra famigliola che correva in tondo nel parchetto, marciando a ritmo sostenuto, qualche bimbo che tentava testacoda in bici e piccoli “cani-da-donna” che sbraitavano petulanti e fastidiosi; una panca tante chiacchiere…tante risate, mamma quanto ho riso, quanto tempo che non ridevo più così bene, sapevo di esserne ancora capace! Che spettacolo i Navigli, così tranquilli durante un qualsiasi pomeriggio, i locali ancora chiusi, i ponticelli sgomberi e solo qualche vecchiettino che fa due passi…la magia di certe zone di Milano che anche se iper frequentate sanno regalare paesaggi e piccoli squarci di altri tempi.
“Cavolo…già le 18.00? dai sediamoci 10 minuti alle Colonne” (S. Lorenzo!)
“Ok!”
La panca di marmo era lunga almeno un metro e mezzo, ma stare sul bordo e rischiare di prendere una bella sederata a terra era molto più divertente…seduti, per una volta alla stessa altezza, anche io ogni tanto ho l’occasione di guardare negli occhi chi mi parla e cavolo questa volta è stata una bella prova per non diventare bordeaux ogni mezzo secondo.
“Ah, sai che oggi i mezzi terminano servizio alle 20.00?”
“No, cavolo…non lo sapevo!”
“Dai allora sarà il caso di incamminarci, altrimenti rischi di non tornare a casa!”
“Si, almeno arriviamo in Duomo, così prendo la metro!”
E via…di nuovo a piedi, già a mezzo metro da terra, in effetti mi sentivo anche più alta, saranno stati quei 30cm di vuoto tra i miei piedini e il marciapiede?!
La tensione che inizia a salire, cavolo se sale, sale come salgono anche i battiti del cuore, cavolo gaia ma sei così agitata? Eh si…ma perché? Ma che diamine ne so…cioè…si lo so perché sono agitata ma non lo voglio ammettere, dai così presto? Non è possibile, dovresti essere lì ancora un po’ giù e invece sei raggiante e felice…lo so e questa cosa mi destabilizza, non lo potevo immaginare, cacchio quanto sto bene, sto davvero bene…sono qui che passeggio, sono qui che chiacchiero e sono qui che rido…gente…rido come non mai! È bellissimo, mi gira anche la testa da tanto sono scombussolata!!! Cavolo, non può già essere ora di tornare a casa…no dai facciamo che la metro non smette alle 20.00 è anche una bella serata, dai…it’s not fair!!! E poi…? Se torno a casa? No che imbarazzo, il momento dei saluti è sempre tremendo…ma poi? Ma si di sicuro ci facciamo scappare anche un caffè in settimana, già che magari è anche bel tempo…c’è il giardino della Guastalla…sta cavolo di partita a briscola si può fare anche all’aperto, o no?!? Ma si che un caffè ci scappa, cacchio…speriamo!!!
“Speriamo di essere in tempo…”
“Si, speriamo di prendere almeno l’ultima metro!”
“Cavolo…come non detto…questa uscita è chiusa, proviamo l’altra!”
L’ATM per una volta ha fatto cosa saggia a sigillare le uscite della metro 30min prima dell’orario previsto…e via alla volta di Cordusio, tanto km in più km in meno…
“Senti, facciamo così…”
“Dimmi”
“Arriviamo fino a casa mia, così prendo la macchina e ti do uno strappo a casa, se vuoi eh…!”
“Guarda, a me basta arrivare in qualche modo a Loreto, poi mi faccio venire a recuperare, non ho nemmeno preso le chiavi di casa!”
“OK, non ci sono problemi, ti porto anche a casa!”
“Eh, dai va bene…avviso a casa!”
“Senti…se ti va, ma solo se ti va…”
“Dimmi…” (dai che magari arriva l’ideona!)
“Già che è quasi ora di cena, che ne dici se a questo punto andiamo a prendere la macchina, stiamo fuori a mangiare qualche cosa e poi ti porto a casa?!”
“Hm…ma si dai, se non ti scoccia e non ci sono problemi, a me va bene!” (yeah!!!!!!)
“No, tranquilla mi fa piacere”
“Allora ok! Avviso che sto fuori, sempre perché ho lasciato a casa le chiavi…che testa!”
“Eh eh eh, ci metteremo una ventina di minuti per arrivare a casa mia...“
“Dai abbiamo girato mezza Milano, che problema vuoi che ci sia per due passi in più?!”
…fine del primo capitolo…