Se facessi le analisi del sangue domani mattina, il mio livello di colesterolo HDL sarebbe alle stelle, non credo di aver mai mangiato tanto pesce come in questi giorni!
Complice il fatto che la situazione del nonno è stabile tendente al progressivo miglioramento, sono andata a prendere la mamma nella sua pausa pranzo e abbiamo provato un ristorante giapponese vicino alla Statale: Kanda.
Locale tranquillo, solito arredamento minimal black, tanto per stare in tema japo-japo. Cuoco giapponese che prepara sushi e sashimi direttamente in sala, sotto gli occhi dei clienti, più che altro impiegati in pausa pranzo.
Proposte diverse a seconda dei gusti come menù degustazione ognuno dei quali si caratterizza per un piatto particolare ad esempio un sushi misto, o sashimi misto o tempura o pietanze scottate, e serviti con l’immancabile ciotola di riso, zuppa di miso, piccola porzione di insalata e piattino di frutta fresca, costi variabili ma tutti tra i 12 e i 18 euro; altrimenti c’è il tradizionale menù alla carta dal quale scegliere.
Presentazione dei piatti senza fronzoli, anzi abbastanza anonima, niente di particolarmente appariscente o scenografico; una sola cameriera che credo sia anche la compagna del cuoco, dall’aria afflitta e poco socievole.
Qualità del pesce buona, forse un po’ troppo freddo il sashimi quando viene portato in tavola, sapeva più di ghiaccio che di pesce; il riso era un po’ troppo dolce.
Ristorante Giapponese Kanda
Via Santa Tecla, 3
20122 Milano
te./fax 02.869 154 94
Altro giro, altro sushi…giovedì mattina dovevo andare in segreteria per ritirare dei moduli così io&ste ci siamo dati appuntamento nelle mitica sede di via Mercalli, e dopo aver sbrigato le nostre faccenducole, ci siamo regalati un buon caffè alla “Pasticceria Ambrosiana”, uno dei locali storici e molto chic di Milano, (tra l’altro vicinissimo anche alla sede dell’A.I.C.), poi un bel giretto al Touring in C.so Italia, nel quale mi sono lasciata coinvolgere in un trip tra le mille edizioni di libri di viaggio, guide turistiche e nuovi percorsi gastronomici…all’ora di pranzo, ci siamo guardati e ci siamo detti:” beh, giapponese!”…per me è abbastanza difficile mangiare in giro, non posso buttarmi sul “panino, e via!” saltare il pranzo ho visto che non porta nulla di buono, anzi una volta a casa sarei capace di lasciarmi andare ai pasticci e poi essere disturbata per la cena così da saltare quella, che circolo vizioso e degenerante! Così il giapponese rientra nei miei canoni di cibo consentito, basta che stia attenta a non usare la salsa di soia…
Abbiamo optato per lo Zen, in una traversa di C.so di Porta Romana. Locale di cui avevo sentito parlare diverse volte, ho scoperto poi essere anche tra quelli segnalati dal Gambero Rosso.
L’ingresso è totalmente fuorviante, l’insegna sembra quella di un qualsiasi negozietto di Chinatown, ma superando la porta principale, si entra in un corridoio dai toni naturali, i muri sono interamente rivestiti di legno chiaro, le luci sono calibrate in modo tale da non essere troppo forti, oltre il corridoio c’è il banco di accoglienza e sulla destra si apre la sala, molto ampia dominata al centro da un grande banco-bar che poi è la maggiore attrattiva perché lungo tutto il perimetro della penisola che lo compone, si snoda un rullo sul quale i cuochi appoggiano i piattini dei vari sushi-sashimi, mini tempura e dolcetti che vengono trasportati fino a che gli avventori non decidono quale prendere .
I cuochi, tre in totale hanno la loro postazione all’interno di questa penisola, e ognuno si occupa di una preparazione, personalmente mi sono divertita ad osservare il ragazzo che affettava i tranci di pesce, aveva una maestria e una delicatezza nel maneggiare i filetti, che mi hanno colpita!
Nel resto della sale sono dislocati diversi tavoli, ai quali è possibile consumare i menù studiati appositamente per il pranzo, con prezzi variabili a seconda dei contenuti; al bar invece è possibile consumare solo quello che passa sotto gli occhi oppure scegliere altro dal menù alla carta come abbiamo fatto io&ste, rispettivamente: sushi/sashimi misto e un filetto di tonno scottato con salsa di soya.
Pesce decisamente fresco e di ottimo aspetto, buono il riso, né troppo dolce né di marcato sapore acidulo dovuto all’aceto, compatto ma al contempo con i chicchi ben sgranati. Mi è piaciuta una loro rivisitazione degli ura maki, i classici rolls che si presentano con il riso all’esterno e l’alga all’interno, perché il riso a sua volta era avvolto in una fetta di salmone e di nuovo in una strisciolina di carta di riso. Purtroppo la mia macchinetta digitale è defunta nel momento in cui mi apprestavo a scattare un paio di foto…il segnale della batteria scarica mi ha intimato di non infierire perché tanto non si sarebbe ripresa!
Il tonno di Stefano era morbido e scioglievole, molto delicato e i sapori decisi sia del tonno che della salsa di soya non si sovrastavano ma erano ben bilanciati.
Conto un po’ salato, e peccato per il trambusto ma del resto a Milano durante la pausa pranzo c’è sempre un sacco di gente!
Zen Sushi Restourant
C.so di porta Romana, ang. Via Maddalena 1
20122 Milano
tel. 02.890 135 57
zen.mi@zenworld.it
www.zenworld.it
Ma perché fermarsi a due soli giapponesi quando si può avere anche un terzo?!
Venerdì sera cena con la mamme al Kokoro, di ritorno dalla visita in ospedale, eravamo noi due sole ci siamo passate davanti, ci siamo guardate e abbiamo parcheggiato!
Solita accoglienza calorosa e affettuosa, atmosfera sempre ultra rilassante, cortesia e delicatezza come sempre.
Fortunatamente non è cambiato nulla dall’ultima volta e ne sono felice, perché secondo me la loro forza è proprio il fatto che hanno studiati il menù in modo tale che sia i clienti affezionati sappiano destreggiarsi, sia coloro che si avvicinano per la prima volta possano avere una buona scelta e semplice da consultare. Finora è l’unico ristorante che ha già una pagina intera di menù con più di una combinazione per il sushi/sashimi misto, altrove ho sempre dovuto chiedere se fosse stato possibile ordinarli insieme perché avevano liste separate e a prima vista non compatibili.
E finora è il giapponese che mi ha dato più soddisfazione. Non voglio sembrare di parte ma bene come da loro non ho ancora mangiato in nessun altro giapponese!
Ho assaggiato per la prima volta i fiori di loto, che buoni! Mai mangiati prima, li hanno portati come piccolo antipastino, serviti con isemi di sesamo e un filo di olio di sesamo, colore poco invitante a dire la verità perché tendente al grigio, ma dalla consistenza croccante e molto saporiti.
Solo tre???! Sabato sera di nuovo al japo japo…settimana intensa per il mercato ittico con una cliente affezionata come me alla ristorazione marina!
Questa volta allo “Aoyama”, sono curiosa di sapere che cosa significhi, devo fare qualche ricerca!
Non ci siamo…non mi è piaciuto, sono io che ho voluto provarlo perché è stato aperto da un annetto e quando ci passavo vicino buttavo l’occhio dentro, ma forse per il fatto di essere in V.le Monte Nero, proprio vicino al Fresco Bar, (uno dei locali fighetti), lo porta ad essere frequentato si da clienti giovani, ma anche troppo rumorosi, e ho imparato che la quiete e il cibo giapponese si sposano alla meraviglia, mangiare sushi e assaporare ogni singolo boccone di pesce per capire tutte le sfumature e magari ritrovare il sapore del mare riesce solo in un ambiente tranquillo e calmo, nel quale non c’è confusione o via vai continuo di camerieri iper apprensivi.
Menù molto ricco, ma privo delle scelte guidate di degustazioni, che spesso risolvono tante indecisioni, in compenso ci sono 10 menù fissi per il pranzo, e 5 tipi di carpaccio di pesce diverso.
Questo non toglie il fatto che i rolls erano molto approssimati, il riso scappava e sapeva troppo di aceto.
Le cameriere erano la metà di mille, ognuna passava frenetica avanti e indietro tra i tavoli, guardando se c’erano piatti da portare via, tanto che una ha pensato bene che volessimo sbarazzarci di metà vassoio pieno, solo perché lo abbiamo alzato per spostarlo.
I dolci erano strani, Ste si è astenuto perché non ispirato, io&Guido abbiamo optato per le classiche gelatine di adzuki e tè verde, e Sabrina si è arrischiata con una “Crepé Special” , scritto esattamente così; la crepé è stata servita in una ciotola annegata in una salsina marroncina di identità sconosciuta, il ripieno sarebbe dovuto essere di adzuki, ma non so bene se sia riuscita a sentirlo!
In compenso serata bellissima, finalmente di svago e sorrisi!
Aoyama Ristorante Giapponese
V.le Monte Nero 25
20135 Milano
tel. fax: 02.541 239 06
ah…scordatevi il parcheggio è una zone infame per i non residenti!
Direi che la settimana si è conclusa all’insegna del colesterolo buono…credo mi stiano per spuntare le pinne!
Hugs,Kisses&Cookies